VIBRONIKAe il Metodo© Pedagogico del dott. Bottin Edizione II riveduta e aggiornata
- centrostudidrbotti
- 12 ott 2023
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Riflessione introduttiva: Il lavorodi Pier Paolo Bottin è, senz'altro, eccezionale poiché, e a volte quasi in contraddizione con alcuni approcci scientifici citati a sostegno delle sue riflessioni, rompe con il paradigma riduzionista oggi dominante in scienza e si colloca nell'ambito della teoria della complessità. Ponendo come tema “Il massaggio è il messaggio” fa bene, coerentemente, a citare il grande psicologo Kurt Zadek Lewin quando dice “Non c'è niente di più pratico di una teoria”, e Bottin aggiunge “per sviluppare una disciplina che riguardi direttamente una Pedagogia del benessere” con una base psicosomatica. La riflessione si apre, quindi, con il riferimento alla Teoria Polivagale considerata come modello che può essere applicato alla salute in generale. Ecco che l'approccio alla Teoria della Complessità si dipana tra bio - neuro e scienze psicologiche non tanto perché “emozioni e corpo sono reciprocamente dipendenti”, quanto perché sono manifestazioni-aspetti della stessa realtà. Ecco che anche il concetto di territorio di cui, propriamente Bottin parla, può essere inteso come un insieme, una dinamica di relazioni interne al Sistema Vivente Umano collocato, comunque, in un ambiente esterno, dinamiche, per altro, rivolte verso la costruzione dell'autonomia del soggetto vivente stesso.
Bottin parla di schemi pedagogici chepermettono l'acquisizione di conoscenze e di un apprendimento costante. Facendo riferimento al pensiero del grande biologo François Jacob, Nobel per la Medicina, e alla sua mirabile opera “La logica del vivente”, si potrebbe dire che da questo punto di vista ciò che può caratterizzare meglio il processo evolutivo è la sua apertura ossia la tendenza ad accrescere l'autonomia e la capacità regolativa e trasformativa dei Sistemi Viventi, ovvero la possibilità a rendere più elastica l'esecuzione del programma genetico capace di permettere all'organismo di potenziare sia la relazionecon l'ambiente che il suo raggio d'azione. Coerentemente Bottinevidenzia il processodi autoregolazione e ne traccia le vie tenendo conto della necessità, per il soggetto vivente umano, di essere sempre presente al mondo e a Sé stesso nel qui e ora: una sorta di Mindfulness. Significativa è l'affermazione di Antonio Rosa Damasio “I cambiamenti corporei definiscono un'emozione... Le sensazioni sono la consapevolezza conscia dei cambiamenti corporei”. Per questo, si rendono ancora necessari studi per capire comel'esperienza emozionale soggettiva, come le sensazioni, nascono dall'interpretazione che il nostro cervello dà a degli stati corporei o se, come afferma Carl Gustav Jung, vi sia tra cervello e psiche una relazione di sincronicità ovvero la condizione per cui a un fatto fisico corrisponda un fatto psichico,fatti legati non da un rapporto di dipendenza o inter-dipendenza, ma da un comune significato. Bottin sembra sottintendere la necessità di costruire-ricostruire una filosofia del corpo. Stimo sia, questa,una necessità che oggi vada affermata con forza e con rigore scientifico all'interno di una cultura dominante che, come affermato da Jean Baudrillard, ha fatto del corpo il “più bel oggetto di consumo”.
Rispetto a questo non si può, ovviamente, dimenticare ladistinzione che la filosofia fenomenologica ha fatto tra Körper (il corpo fisico), e Leib (ilcorpo vissuto), che potremmo definire come la proiezione-progettazione del soggetto nel mondo. Ancora, a conclusione, un richiamo importanteepistemologicamente parlando, fattoda Bottin e implicato nelle sue riflessioni, quello della necessità di sviluppare una “Pedagogia del corpo”, disciplina che rivisiti criticamente “gli abituali scenari dell'educazione e della cura, integrando saperi ed esperienze spesso tenuti separati nella tradizione educativa”. Ivano Spano Università di Padova Segretario Generale Università Internazionale delle Nazioni Unite Per la Pace Sede europea- italiana Roma
Prefazione alla seconda edizione. Nel confermare quanto tratta la presente opera, nel corso degli ultimi 5 anni ho sviluppato un metodo di agevolazione all’autoapprendimento delle emozioni e del relativo sistema di autoregolazione Il Metodo del dott. Bottin, tanto per distinguerlo dagli altri, sostituisce il classico approccio relazionale tra maestro e discepolo nelle pratiche meditative (con tutti gli errori dati dalla relativa mediazione comunicativa) in una immediatezza esperienziale del soggetto. Il soggetto quindi, in un percorso esperienziale, apprende da sé come e cosa impara dalle proprie emozioni, trovando il supporto pedagogico necessario già in partenza, affinando quell’abilità di auto osservazione e di auto ascolto, ma che possiamo riassumere in capacità propriocettive, che introducono a un’autocoscienza profonda per affrontare consapevolmente una vita più ricca, varia e sviluppare la propria intelligenza emotiva. Costituisce perciò un percorso, oltre che di benessere istantaneo, di alfabetizzazione emotiva, come dice Maira Buccolo in L’educazione emozionale, “per tutta la vita”. Pedagogia al centro quindi, dove lo strumento è imprescindibile dalla tecnica che io insegno allo strumentista che è responsabile nel suo utilizzo, per questo motivo mi son sempre battuto nel consegnare lo strumento solo a chi desidera imparare, non solo ad usarlo ma ad apprezzarne tutte le prospere possibilità e implicazioni: possedere lo strumento per dominarlo.
P. Paolo Bottin
Prologo Inizialmente “Il mezzo è il massaggio”, titolo del best seller di Herbert Marshall McLuhan, famoso filosofo e sociologo canadesefondatore della prestigiosa Scuola di Toronto, doveva essere “Il mezzo è il messaggio”, ovvero “The Medium is the Message”, uno dei più importanti trattati sugli effetti dei contenuti distribuiti dai mezzi di comunicazione audiovisivi e sugli effetti sulle persone. Nel 1967, dopo più di quindici anni dall’introduzione massivadella televisione, egli fu in grado di definirla come mezzo che non producenovità in quanto blandisce e conforta. QuandoMcLuhan andò a vedere in tipografia le prime copie stampate, vide un enormeerrore tipografico: al posto del titolo iniziale trovò “The Medium is the Massage”, “Il mezzo è il massaggio”, ma gli piacque così tanto perché era molto più azzeccato del primo, tanto da lasciarlo. Non solo il mezzo era il massaggio per le menti, ma la forma mentis che il mezzo televisivo plasmava era tipico di un’epoca, quella del mezzo per le masse: “The Medium is the Mass Age”. Ancora oggi il mezzo per le masse è il consueto massaggio televisivo, ma il mezzo è stato reso contemporaneo nella suaestensione digital connected. La connessione smart ha portato la massa nel reality, nel just in time, nel what’s up, e questa continua assuefazione adulta che blandisce e conforta, oggi esalta l’ego, e ha
trascinato anche la popolazione infantile nella nuova patologia device addicted. Mcluhan distingueva i media caldi da quelli freddi: se all’epoca intendeva calda la televisione rispetto alla fredda radio, lo faceva in nome della partecipazione dello spettatore. Quanto più lo spettatore era coinvolto nel completare le informazioni mancanti, tanto più era stimolato all’attuazione del processo di immaginazione atto alla ricostruzione attiva di quanto viveva mediaticamente e sensorialmente.(1) Precursore mediatico della psicologia della percezione fu William Shakespeare, nel suo Enrico V, laddove l’esortazione del Coro è vistosamente diretta allo spettatore, il quale viene sollecitato a sentirsi attivamente integrato nel processo creativo immaginifico scenografico, che qui viene palesemente dichiarato dal Coro a dover essere a suo carico: “Think, when we talk of horses, that you see them, printing their proud hoofs i’ the receiving earth … “ “Pensate (immaginate) quando parliamo di cavalli,che voi li vedete stampare i loro fieri-orgogliosi zoccoli nella terra ricevente”. Il medium televisivo smart digital connected da cinquanta pollici con audio surround, ci coinvolge sensorialmente in modo egregio,ma la nostra passività è portata al massimo livello in quanto la nostra partecipazione nell’uso dell’immaginazione, del ricordo, del rammentare e della visualizzazione non è paragonabile alla forza immaginativa scatenata da War of the Worlds (La guerra dei mondi), il famosissimo evento radiofonico realizzato nel 1938 da George Orson Welles, o più italianamente dal geniale Alto Gradimento realizzato da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni negli anni settanta, la cui forza era basata sull’assoluta surreale mancanzadi filo logico. Oggigiorno ci siamo ridotti a una corporalità da divano multimediale e a una corporalità da Fitness, con la quale pensiamo di riuscire a
compensare la sedentarietà mentaledel nostro habitat,quale alternativa alla passività immaginifica. Il Fitness ha però regole ben delineate nei canoni, determinate dalla biomeccanica, dalla medicina dello sport, dalla specifica disciplina sportiva.La mente dello sportivo deve lavorare in funzione del movimento e del risultato. il Wellness invece ha un approccio più olisticoperché incentrato sull’intera persona enon solo sulle sue performance fisiche. Il Wellness si pone come proposta di supportoal benessere della persona, come già contemplato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso “comportamenti virtuosi nelle attività motorie, nella manutenzione del proprio stato emotivo e nell'alimentazione”. Il Mental Coaching, l’alimentazione corretta, la rigenerazione mente-corpo, l’attività fisica dolce, le discipline meditative, fanno parte dell’offerta nel campo Wellness. Rigenerazione, relax e centratura sono le attività specifiche dei centri benessere di alto livello. Risulta ben chiaro a questo punto che per relax non intendiamo il poltrire sul divano, attività pur piacevole, ma che di disciplinare ha ben poco a che fare con l’accrescimento e la manutenzione individuale. Qui ci interessiamo di quanto sia importante l’integrazione mente- corpo in fase di riposo e, per differenza dall’azione, la contemplazione come comprensione di sé. La pratica della meditazione può essere senza dubbio un ottimo atout. Meditare come un monaco zen richiede tempo ed esercizio, e nella nostra società son pochi quelliche ci riescono veramente. Tuttavia riconosco che approcci più occidentali come il Training Autogeno possano facilitare la pratica anche per un bambino.
Cosa succede quando meditiamo? (2) Numerosi studi scientifici indicano come la pratica meditativa rinforzile difese immunitarie, abbassi i livelli di ansia, riduca la fatica e il dolore. La pratica di meditazione trova numerose applicazioni nel campo delle psicoterapie. Un’analisi comparativa degli studi scientifici sulla meditazione, pubblicata nel 2000 nel International Journalof Psychotherapy, identifica le componenti comuni a tutti i metodi meditativi: rilassamento, concentrazione, alterato stato di coscienza, sospensione dei processi di pensiero logico e razionale, presenza di un’attitudine all’autocoscienza e all’autosservazione. Ma il corpo? Esistono pratiche che includono sia il movimento consapevole che quellospontaneo, dove l’integrazione mente-corpo è reale ed effettivamente possibile. Anche i benefici sono reali e misurabili, tuttavia in molti casi per comunicare tra mente e corpo si fa uso della suggestione e dell’autosuggestione, e spesso questa suggestione in quanto tale non corrisponde alla reale percezione di sé. Ci si può affidare a una “suggestionenel percepirsi diversida come si è ” esercitando pratichedi autocoscienza? Si, ma con grande e lunga preparazione. Questo non è un percorso per dilettanti o principianti maldestri. Come si può essere realmente sicuri di essere realmente rilassati anche se interrotti da una telefonata? Eppure molte persone mi hanno riferito di saper esercitare un tale controllo su loro stesse al punto da ottenere una pratica a loro giudizio corretta anche se interrotte in continuazione. Non sarà, diceva Carl Gustav Jung, che forse “scimmiottiamo troppo gli orientali”?
Io non voglio né suggestioni né autosuggestione. Voglio uncontatto fisico col mio corpo anche se non lo muovo. Se voglio un rilassamento completo, voglio continuare a sentirmi, fisicamente non intorpidito dall’inattività. Se servonoinformazioni percettive, le voglio fisiche,oggettive e reali, non sussurri suggestivi. Le informazioni fisiche vengono registrate dalla memoria propria delcorpo (ne parleremopiù avanti). Ecco che dall’usuale pratica interlocutoria di assistenza (PNL), per esempio in casi di sindrome vagale e di crisi di panico, il cui migliore rimedio sta nel far imparare al soggetto tramite suggestioni verbali interlocutorie e mappe mentali a riconoscere quali sono le situazioni che scatenano il suo malessere ed educarlo a imparare a governarle, a mio giudizio la sospensione della parola è fondamentale per l’illuminante corrispondenza tra la Teoria Polivagale di Stephen W. Porgese il modello teorico di psicologia comportamentale riguardante la Zona di Apprendimento, contemplata già da Lev Semënovič Vygotskij. Abbiamo scrittoquesto libro per offrire un nuovo metodo pedagogico, pratico, volto al benessere corporeo e mentale, un metodo per sviluppare autocoscienza, una via per sviluppare il proprio potenziale in un mondo superficiale che lascia poco tempo a sé stessi. Questa ricerca, che come risultaticorrobora ampiamente la teoria, ha dato inoltredue linee di riferimento future molto promettenti. La prima sulle pratiche pedagogiche nello sviluppo del benessere, ambito molto promettente per i prossimi decennia venire. La secondasullo sviluppo della tecnologia dedicataalle pratiche pedagogiche, perseguendo le finalità ricercate di interazione strumento-corpo-mente.
Desidero che, nel giusto contesto, quel poco tempo prezioso che ci ricaviamo sia dedicato al benessere e soprattutto sia di crescita, di arricchimento e di ristoro,con la pratica diretta su sé stessi! Un sistema dove al centro c’è la Persona. Perciò per una Pedagogia del benessere ho concepito una pedagogia del corpo che, tramite la sola somministrazione di segnali significanti per le aree somatiche, non più mediata dalla parola e dunque non solo per la mente, innalzi la curva di apprendimento somatica, dove questa corrisponderà alla capacità dell’individuo nel rendersi più autoefficacie nella reazione agli stimoli ambientali e a gestirsinei propri stati emozionali, a valutare i propri sentimenti e quindi a permettersi una maggiore estensione dell’areadi comfort. Le detti il nome di Vibronika perché basata sulla somministrazione di vibrazioni, oscillazioni, modulazioni energetiche e suoni accuratamente ricercati e creati, i quali, anziché forniti dal caso, dall’ambiente o dall’esposizione più o meno inconsapevole, sono contestualizzati al raggiungimento di una consapevolezza che trascenda la realtà sensibilelimitata dall’ordinario e riguardi tutti i livelli del Sé mente-corpo al fine di migliorare la propria condizione esistenziale e di benessere. Alla fine di questo lavoro, ritrovandomi una mole consistente di materiale che già stoimpiegando nella metodologia avanzata, è stato formulato un manuale di buone praticheper gli operatori che intendano sfruttaresia i metodi che gli strumenti che ho creato.
“Non c’è niente di più pratico di una teoria” per sviluppare una disciplina che riguardi direttamente una Pedagogiadel benessere, e nulla di più coinvolgente è la sperimentazione sul campo, come diceva Kurt Lewin, grande sostenitore della psicologia della percezione.
Vibronika, perchéIl massaggio è il messaggio. Pier Paolo Bottin
Nota: non per vezzo ho intenzionalmente utilizzato gli inglesismi digital connected, smart, reality, just in time, what’s up, device addice, smart digital connected, Wellness, Mental Coaching, e altri ancora,bensì per rendere empatico il profumo del tempo dell’attuale Società Contemporanea nel quale viviamo.
(1) La Psicologia della Percezione prende il nome di Gestalt con Ernst Mach, fisico filosofo e neuroscienziato, agli inizi del XX secolo, e si evolve con Wolfgang Kohlere seguenti. In ambito percettivo visuale va ricordato Il profilo soggettivo illusorio del Triangolodi Gateano Kanizsa.
(2) Alberto Perez-De-Albeniz, Jeremy Holmes, Meditation: concepts, effects and uses in therapy, International Journalof Psychotherapy, vol. 5,pp. 49–59





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